PIWI è l’acronimo di Pilzwiderstandfähig, che in tedesco significa “viti resistenti ai funghi”. Contraddistingue una produzione enologica caratterizzata da ricerca di nuovi vitigni idonei a resistere a vari funghi e consentire un allevamento della vite ispirato ai criteri della viticoltura biologica (e biodinamica). Questi vitigni sono il prodotto di ricerca condotta in laboratorio e proseguita nella viticoltura in campo. Si ottengono vini differenti da quelli tradizionali, anche se alcuni di questi ricordano alcuni dei vini tradizionali per le caratteristiche organolettiche.
Questo orientamento nella viticoltura si è sviluppato inizialmente in alcuni paesi dell’Europa Centrale (Germania, Austria, Svizzera) e si è diffuso in varie parti del mondo (paesi europei, compresa l’Italia, paesi americani e paesi asiatici).
Su iniziativa della Delegazione Tigullio – Promontorio di Portofino (Delegato Sergio Garreffa) è stato organizzato mercoledì 14 ottobre 2020 un evento dedicato a questo tipo di viticoltura. Un esperto del settore, Alessandro Sala (titolare dell’azienda Nove Lune, Cenate Sopra), ha fatto un’ampia e documentata introduzione su questa tecnologia. Particolare interesse hanno suscitato alcuni aspetti esposti, tra cui la complessa e rigorosa ricerca alla base dei vini PIWI, la diffusione di questa viticoltura (anche in aree geografiche senza tradizione vitivinicola) e la collaborazione internazionale dei cultori (che si è organizzata nell’associazione PIWI International con le sue articolazioni territoriali).
Nonostante sia materia di continua sperimentazione, questa tecnologia ha già prodotto vitigni coltivati con successo. Si possono citare per i vitigni a bacca bianca Solaris, Bronner, Helios, Johanniter e per quelli a bacca rossa Cabernet Carbon, Cabernet Cortis e Prior.
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