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L'ALTA LANGA in sei calici

Nel novembre 2017 ci fu l'invito e la promessa di ritrovarci con la nostra delegazione a La Spezia.
A due anni dalla nostra visita all'Azienda Cocchi, finalmente lunedì 18 novembre è arrivato il momento e abbiamo trascorso una serata con l'ALTA LANGA, all'insegna dell'eleganza.
Eleganza con la quale Giulio Bava, presidente del Consorzio, ci ha condotti attraverso la degustazione di sei calici nel meraviglioso mondo delle bollicine piemontesi. Il suo discorrere pacato, raffinato, ha dato la cadenza alla serata. 
Eleganza che poi abbiamo ritrovato nei bicchieri, con bollicine dal tocco un po' aristocratico, come si addice a chi proviene da un territorio che per natura e storia ha la regalità nel suo DNA.

Giulio Bava inizia a parlarci della zona di produzione facendoci viaggiare tra le affascinanti e ricche colline delle Langhe dove, ad una altezza sopra i 250 metri slm, i vigneti godono di un fantastico panorama.
Alta Langa è un territorio prima ancora che un vino. Come tutti i grandi vini ha alle spalle un territorio ricco di biodiversità. Il suo mondo non è la vigna della Langa, dove c'è una coltivazione intensa, ma sono le colline più alte intorno alla zona del Barolo, una zona molto rispettosa nei confronti della natura, dove si fa dell'uva bellissima, dove si allevano capre e pecore circondati da noccioleti.
Il terreno, fatto di terra bianca, calcarea, ricca di marne, comprende la fascia collinare delle province di Asti, Alessandria e Cuneo.
Se la produzione di questa Denominazione è contenuta, non può superare gli 11mila kg/ettaro, la sua Storia è invece molto lunga e Giulio Bava ce la racconta con una punta di orgoglio.

Il Metodo Classico italiano nasce in Piemonte nel 1800, quando l'Italia non esisteva ancora e il Piemonte apparteneva al Regno di Sardegna. Le gallerie scavate nel tufo delle colline tra il XVI e il XIX secolo, veri capolavori di ingegneria, definite "Cattedrali Sotterranee", oggi sono riconosciute Patrimonio dell'Umanità Unesco.
Il metodo classico segna l'inizio della tradizione di molte case vitivinicole come Cinzano, Gancia, Martini, Fontanafredda. Queste poi, dedicandosi ad altre realtà produttive come il Vermouth, hanno dato poca attenzione al metodo classico e si è arrivati a perderne un po’ l'identità.
Nel 1990, un pugno di produttori piemontesi decide di codificare il MC piemontese, cercando di darsi delle regole. Parte una sperimentazione fortissima che dura circa un decennio: piantando 40 ettari di vigna e producendo decine di migliaia di bottiglie solo per capire e misurare. Al termine esce il nome Alta Langa e le regole di un disciplinare.
I vini del progetto Alta Langa, usciti come Piemonte DOC, ottengono la propria DOC ufficiale nel novembre 2002 e nel 2011 la DOCG
L'impegno iniziato con un patto tra 7 aziende e un manipolo di viticoltori, diventa poi un Consorzio  che  ora comprende 35 case spumantistiche e 90 vigneron. 
Le uve utilizzate, pinot nero e chardonnay, non autoctone, esprimono il territorio usate in purezza o insieme in percentuale variabile. Due sono le tipologie di spumante: bianco o rosé, brut o pas dosè, che è esclusivamente millesimato e con un affinamento sui lieviti lunghissimo, almeno 30 mesi (in realtà sono molti di più). Questa è la vera espressione del territorio e li rende unici, vini preziosi con una longevità incredibile.

La qualità della bollicina non viene esaltata dalla singola vigna come succede per i vini rossi, ma la diversità dei vari territori si riunisce per dare la migliore espressione nella cuvée.
 

 

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